martedì 22 novembre 2011

14


PROBLEMA
A volte le immagini che non vorrei vedere sui viali della mia città sono fatte di stereotipi violenti e sessisti nella sostanza ma garbati nella forma. Come tali, passano ancor più inosservati e dubito che mai ci sarà una sollevazione nei confronti di questa attuale campagna che ci informa sulla riapertura del Centro Commerciale AUCHAN di Cinisello. Passano inosservati, ma non è detto che non compiano il loro dovere di comunicare informazioni commerciali e insieme diffondere modelli sociali e individuali. Non mi piace perché utilizza una donna da sola, di bellissimo aspetto, seduta su un improbabile divano, collocato clamorosamente su un marciapiede (come dimostra l'asfalto in primo piano e la striscia bianca orizzontale), completamente vestita da sera, con scarpe-tacco-almeno-10, ampia scollatura ascellare, posizione da statuina che aspetta qualcuno, piena di pacchetti inneggianti al più bieco consumismo, di questi tempi... Alle sue spalle un cartello stradale che scava nei più profondi livelli subliminali – ma nemmeno troppo – per confermarci che questa donna è "per strada": ce lo dicono loro, non ho scelto io di mettere un cartello stradale alle sue spalle e il divano sul marciapiede. Brutta assai.
SOLUZIONE
Percorrerò probabilmente Viale Fulvio Testi tante volte ancora, ma farò molta attenzione a non fermarmi al Centro Commerciale AUCHAN. Il mondo è pieno di centri commerciali.

venerdì 18 novembre 2011

13


PROBLEMA
Nei pressi dell'università Bicocca, luogo di frequentazione giovanile per eccellenza, ho fotografato a luglio 2011 questo manifesto della SILVIAN HEACH. Sì, quella stessa azienda della pubblicità con la modella dal sedere scoperto (che fece tanto scalpore), ma anche delle altre due contemporanee campagne con modelle che leccano il gelato e delle bambine-lolite (che non fecero nessuno scalpore). L'azienda ritorna qui sui tabelloni con uno scatto sessista più subdolo, ma pur sempre violento e discriminatorio nel senso che sto cercando di delineare in questo blog: un'incomprensibile mutilazione del volto nega l'identità della persona ripresa e quello che rimane risponde alla solita "paccottiglia sessista": labbra rosse, busto inarcato, bottoncini esplosivi sul seno.
SOLUZIONE
Pur rappresentando un marchio di prodotti femminili, provvedo a rimuovere SILVIAN HEACH dalle aziende di cui in futuro potrò acquistare dei capi, magari per mia figlia. Il mondo è pieno di camicette. Anche senza bottoncini esplosivi.    

mercoledì 16 novembre 2011

12

PROBLEMA
Come si può intuire dallo scatto, mi trovavo in macchina, quando mi è capitato in fila davanti un furgone di gelati MOTTA. Non ho potuto evitare di studiare l'immagine che c'era sul retro, apparentemente ingenua, apparentemente innocua dal punto di vista dell'analisi del sessismo in pubblicità stradale che sto conducendo. Tuttavia... Tuttavia, gli stereotipi erano tutti lì, belli stampati; certo, stereotipi delineati molto più sottilmente di altre volte, ma chi ha detto che quelli sottili fanno meno male? Ragazza (bella) in canottiera, di profilo, col seno ben in evidenza, rivolta verso il centro a ricevere la scritta proprio verso i seni, bocca aperta a ricevere il gelato che il ragazzo le porge, presumibilmente dopo averlo morso per far vedere l'interno al latte. Il ragazzo in magliettina a righe è, come al solito, molto ordinario, destituito della pur minima attrattiva erotica e si limita a sorridere con un bel ciuffo sulla fronte, per fare moderno. Perché siano stati sistemati di spalle in quella strana posizione, senza nemmeno intrecciare le braccia nel vecchio gioco della campana, non lo so. 
SOLUZIONE
Per non sbagliare ho deciso che per il futuro facevo a meno dei gelati MOTTA. Il mondo è pieno di gelati. Anche d'inverno.
PS 
Spesso, quando i contenuti sessisti (almeno quelli che io credo di identificare come tali) non ci sembrano evidenti al primo colpo o possono sembrarci dubbi, può essere utile un semplice esercizio di fantasia: provare ad invertire le parti tra l'uomo e la donna rappresentati e scoprire che quelle realmente stampate sono le più vicine alla disciplina sessista tuttora vigente. In questo caso, per esempio, avremmo avuto un ragazzo di profilo verso il centro, con la bocca aperta e la ragazza in maglietta di profilo verso l'esterno che gli presenta il gelato. Personalmente credo che l'avrebbero bocciata prima di stamparla. Mancava, come minimo, l'attrattiva costituita dal seno della ragazza.

lunedì 14 novembre 2011

11

PREMESSA
So bene che la decifrazione dei contenuti discriminanti, violenti, mercificatori di una quantità enorme di pubblicità stradali non è sempre agevole e condivisa, soprattutto se si basa su una lettura "surfista" di queste immagini "sessiste" (che significa "discriminanti per genere" e non "che alludono a rapporti sessuali", anche se a volte alludono anche a questi). Perciò in questo blog introdurrò di tanto in tanto campagne di facile lettura come questa.
PROBLEMA
Molti metri quadrati di un palazzo su viale Sarca sono destinati in queste settimane ad accogliere un cartellone che pubblicizza un apparecchio telefonico ANYCOOL dualsim. E per fare ciò utilizza tutti insieme elementi tipici del sessismo pubblicitario: ci presenta innanzitutto una donna e non un uomo, la mutila delle parti che potrebbero restituirle un'identità, cioè gli occhi, parte della testa e il corpo tutto, la presenta diversamente vestita, le dipinge un'unghia di rosso, utilizza addirittura la sua bocca per infilarci dentro, come se fosse un lecca-lecca, l'apparecchio stesso e glielo fa succhiare. Cosa potrebbe fare di più questa donna con il pezzetto di figura che ci lasciano vedere? 
SOLUZIONE
L'idea del dualsim non è niente male. Scartata l'idea di acquistarne uno ANYCOOL, mi metto alla ricerca di un altro dualsim. Il mondo è pieno di dualsim? Mah. Questo non lo so. Magari dovrò aspettare ancora un po'...

domenica 13 novembre 2011

parole facili e pensieri difficili

Questa mia lotta al sessismo nella cartellonistica stradale non deve apparire, come pure appare ad alcuni dei più giovani tra gli italiani, una questione specifica, marginale, da specialisti, da fissati o, peggio ancora, da vecchie femministe. E non deve essere nemmeno confusa con una mia ossessione personale o la manifestazione di un mio bigottismo o peggio ancora di un integralismo religioso, essendo, tra l'altro, io completamente ateo. Questo sforzo – che vede fianco a fianco me e tante altre persone che si espongono con la manifestazione dei propri principi di lotta sociale – da molti non viene compreso, viene confuso per un'azione di retroguardia, di forzatura della realtà e addirittura deriso e attaccato in maniera unilaterale, bollato di moralismo.
Non trovo parole più semplici di queste per esprimere un pensiero che sento molto complesso e spesso dolorante. Un pensiero che combatte ad armi impari contro un altro pensiero di cui molta parte delle giovani generazioni – e non solo – è imbevuta in maniera trasfigurante: il pensiero unico planetario. La moderna ideologia della bellezza a tutti i costi, dell'eterna giovinezza per uomini e donne, dell'arricchimento a tutti i costi, dello schiacciamento dei più deboli, della carriera a tutti i costi, dell'imbroglio legalizzato, della truffa al potere, delle guerre bugiarde, della violazione continua dei diritti nel silenzio generale, della falsificazione dei bilanci, della derisione dell'avversario o, più semplicemente, di chi la pensa diversamente da te, della riduzione in schiavitù di intere generazioni di giovani lavoratrici e lavoratori. Insomma, il pensiero dei più moderni tempi che ci troviamo a vivere e che ci sta facendo sempre più miseri, poveri e senza futuro. 
E la pubblicità sessista che io combatto è lo squallido succedaneo di tutto ciò. Anche se a uno sguardo distratto ciò può non apparire evidente. È un condensato di queste certezze assunte a occhi chiusi che albergano con leggerezza nel cuore di tante ragazze e di tanti ragazzi. È uno dei luoghi simbolici per eccellenza per leggere tutto ciò. Ma è anche un'occasione per rifiutare con fermezza tutto ciò. 
Ad una lettura più attenta e approfondita questo genere di pubblicità appare come una discriminazione intollerabile verso le donne, ma anche verso gli uomini che si rispecchiano nel gioco dei generi così goffamente raffigurato sui cartelloni. Ecco perché io ho scelto di utilizzare questo terreno di confronto e non altri. 
Gli uomini non sono tutti maniaci sessuali e le donne non sono tutte disponibili al sesso senza voglia. E "sessismo" non significa la rappresentazione di scene dirette o allusive al sesso, "sessismo" è sinonimo di discriminazione di genere, di ridicolizzazione di genere, di svalutazione di genere, di sfruttamento di pulsioni oggettivanti che mettono la figura della donna (non il suo corpo nudo o vestito) al centro di un mesto calcolo di vendite e di mercato. Qui non stiamo parlando del sesso che facciamo a casa nostra. Stiamo parlando di una paccottiglia di riferimenti grotteschi e volgari, ma anche silenziosi e subliminali, che filtrano lentissimamente nella nostra testa andando ad alimentare, in un vorticoso corto circuito il pensiero unico di cui prima. 
Che fare allora? 
Spiegare a queste ragazze e questi ragazzi tutto ciò con le parole più semplici ma senza aver paura di toccare pensieri complessi, invitare alla lettura attenta e senza pregiudizi di questo medium, aiutare a riconoscere di non aver visto e assumere un atteggiamento critico verso queste regole unilaterali e schiaccianti del mercato, lottare per il cambiamento, lottare, insomma, per un mondo migliore. E tutto questo attraverso il disvelamento di significati a volte nascosti dentro la pubblicità di una merendina. Sì. Anche così. Con convinzione.

venerdì 11 novembre 2011

10

PROBLEMA
Un giorno dell'anno scorso passavo per Piazzale Lodi in una giornata di pioggia quando mi sono imbattuto in questo manifesto CARPISA. Avendo visto tante volte questo nome in aeroporto e sapevo che vendeva borse e valigie, ma questa volta le vendeva mettendo una donna in posizione ginecologica e, se non bastasse, con una variante inquietante: la donna aveva ai piedi un paio di tacchi altissimi e scarpe da sera, non certo da visita medica. Ho pensato che non era una bella maniera di ricordare a tante donne, soprattutto giovani come quella modella, il disagio delle visite ginecologiche.
SOLUZIONE
Quando è stato il momento di comprare una nuova valigia non ho scelto CARPISA. Ne ho presa una non ginecologica. Il mondo è pieno di valigie. 

finalmente

PROBLEMA
Nel corso degli anni ho presentato il progetto di questo libro Chi è il maestro del lupo cattivo? ad almeno 18 editori, grandi, medi, piccoli, di lotta e di governo, ricchi e poveri, capitalisti e alternativi. Alcuni hanno perso il manoscritto, altri l'hanno trovato troppo impegnativo, altri si sono dimenticati di darmi un parere, altri mi hanno chiesto dei soldi per pubblicarlo. Ero quasi risoluto a lasciar perdere, quando ho deciso che forse valeva la pena di pubblicarlo da solo, a mie spese, con un marchio che ho battezzato ICHOME librisenzaeditore. E così è stato. Oggi pomeriggio sono arrivate le prime copie sullo scaffale dell'unica libreria che lo venderà (che poi non è nemmeno una libreria, ma un luogo dedicato alla fotografia contemporanea sostenibile): ICHOME.
SOLUZIONE
Sostenete questo progetto di lotta alla cultura della violenza sulla donna attraverso la pubblicità stradale, venite in ICHOME a Milano in via Stoppani 10, comprate una copia di Chi è il maestro del lupo cattivo?, regalatene un'altra alle amiche e agli amici e magari anche alle figlie femmine e ai figli maschi perché è un libro dedicato in primis a Pier Paolo Pasolini ma è scritto soprattutto per mia figlia, per le sue amiche e i suoi amici. Credo che a loro potrà servire. 
E se non passate da ICHOME a Milano potere ordinarlo via e-mail a info@ichome.it, pagandolo ugualmente 15 euro perché la spedizione è gratuita. Grazie davvero. Da solo non ce l'avrei mai fatta. 

giovedì 10 novembre 2011

9

PROBLEMA
Il consumo critico, di cui questo blog vuole essere rubrica, si nutre anche di propositi per il futuro che traggono ispirazione dalle osservazioni quotidiane della pubblicità stradale. Ho ripreso questa perché mi infastidiva assai trovare anche nel succo di frutta ZUEGG dei così espliciti segni della cultura simbolica maschilista e sessista che da anni combatto. Una lei tiratissima in volto, sorridente a un lui inespressivo e con la barba non rasata, con al centro una bella fallo-bottiglia rivolta senza esitazioni verso la bocca della donna. Per una volta provate a girarla questa bottiglia!
SOLUZIONE
Quando mi troverò davanti al banco dei succhi di frutta e vedrò ZUEGG esposto, mi ricorderò di questa bella trovata e passerò oltre. Il mondo è pieno di succhi di frutta.

mercoledì 9 novembre 2011

8

PROBLEMA
Tornavo in autostrada dal sud, a fine agosto, e mi sono fermato a fare benzina. Ho capito che saremmo rimasti in mutande quando ho dovuto pagare il pieno, ma mi è venuto anche il dubbio che tipo di mutande sarebbe stato. Accanto a me, infatti, sventolava la réclame di INTIMISSIMI che voleva vendermi appunto dei boxer, ma li aveva fatti indossare alla solita interprete di passate campagne sessiste. Una ragazza con le mutande da uomo. E in ginocchio su un letto. E con il dito in bocca. E con lo sguardo seducente. E con la spallina calata. E con la pancia scoperta. E con le gambe allargate per far capire bene che quelle mutande con il taglio da uomo davanti non sono sue. E altre cose sottili che ognuno può immaginare a proprio gusto.
SOLUZIONE
E quelle mutande non saranno nemmeno mie. Riparto col pieno, sicuro che INTIMISSIMI non sarà la marca delle mie prossime mutande. Il mondo è pieno di mutande. 

7


PROBLEMA
Oggi 9 novembre 2011 sono passato da Piazza della Repubblica e dovuto pormi uno strano interrogativo: come si fa a non comprare una cosa che è gratuita? L'ho pensato guardando il grandissimo cartellone di un giornale di quelli che non ti chiedono di pagare perché te lo regalano: LEGGO. Li buttano a pacchi davanti ai negozi la mattina presto o te li propinano uscendo dalla metropolitana. La campagna presenta un nuovo tipo urbano e antropologico: la donna giornaletto. Una ragazza altrimenti vestita offe il suo ancheggiamento sexy alle pagine a stampa con tanto di bracciali e un ridicolo tubo di carta stampata nei capelli.
SOLUZIONE
Anche se finora non ho mai dovuto comprare LEGGOho deciso per il futuro di non guardarlo nemmeno più. Il mondo è pieno di giornali. Meglio se a pagamento. 

martedì 8 novembre 2011

6

PROBLEMA
Ci hanno insegnato fin da bambini quanto sia importante la colazione del mattino e io sono stato sempre rispettoso di questo insegnamento. Non bevo più latte da anni ma consumo ogni giorno uno yogurt, variando spesso gusti e produttori. Posso immaginare che lo yogurt sia un prodotto difficile da reclamizzare perché non tutti lo amano e si collega spesso a un sapore acido. Ma questo "angolo di vi(t)a" che ho fotografato mentre guidavo a Milano con due cartelloni dello yogurt MÜLLER mi ha lasciato perplesso assai. Una donna accovacciata, "testa a terra e natiche all'aria" con una grande bocca metafisica dipinta sul proprio fianco/coscia, tutta un invito al consumo e alla penetrazione. 
SOLUZIONE
Già in passato avevo escluso MÜLLER dai miei acquisti per altre campagne di pubblicità sessista, ma ora ne sono sempre più convinto: non li acquisterò più. Il mondo è pieno di yogurt. 

lunedì 7 novembre 2011

5


PROBLEMA
A distanza di pochi mesi mi è capitato di trovare e fotografare all'aeroporto di Napoli una "zuppa riscaldata", cioè la stessa idea di campagna pubblicitaria stradale già pagata e affissa in precedenza da un differente marchio abbigliamento (v.4). Questa volta si tratta di JADEA che vende mutande e reggiseni e mette di nuovo una ragazza in fronte al muro in iperlordosi, sguardo maliardo ecc.ecc. Sono prodotti da donna è vero, quindi mi toccano non direttamente, ma se questa è la fantasia nella comunicazione... non mi ispira fiducia. E...
SOLUZIONE
E... quando mia figlia mi chiederà di regalarle un reggiseno eserciterò la mia fantasia di consumatore e acquisterò un altro prodotto che non sia JADEA. Il mondo è pieno di reggiseni.

domenica 6 novembre 2011

4

PROBLEMA
Accade di tanto in tanto di dover acquistare dei vestiti, come è normale. E spesso siamo informati dell'esistenza di marche e modelli attraverso la pubblicità. Informati bene e informati male. Alla stazione di Milano fotografo questo cartellone di ARMANI JEANS che rappresenta una donna ipersessuata schiacciata da lei medesima contro un muro per mettere in evidenza, e a disposizione dei "viaggiatori guardanti", il proprio sedere in iperlordosi. In più viene chiesto alla ragazza di sollevarsi la maglietta, toccarsi il seno, guardarci vogliosa ecc. ecc.: le cose tipiche della pubblicità sessista.
SOLUZIONE
Prendo il treno e decido che non comprerò – a dire il vero non ne avevo mai comprati prima – abbigliamento di ARMANI JEANS. Il mondo è pieno di jeans. 

sabato 5 novembre 2011

3

PROBLEMA
Una sera avevo gli occhiali infilati nel collo della maglietta, come faccio spesso per non perderli e mi è capitato purtroppo di rimanerci impigliato e di romperli. Ho pensato allora di ritornare nello stesso negozio in cui li avevo comprati per tentare una riparazione o sostituirli. Ero in macchina e ho svoltato in Piazza Ascoli, proprio di fronte all'ex scuola media Tiepolo di mia figlia, quando mi imbatto in questo cartellone di SALMOIRAGHI & VIGANO' illuminato al parcheggio dei taxi. Sono sceso a fotografarlo perché mi sembrava inquietante assai: un volto di donna mutilato proprio degli occhi per pubblicizzare degli occhiali, una scritta con uno sconto del 50% sulla "montatura", sistemata bella grande sul seno della donna altrimenti nuda, e un'altra scritta "concediti il meglio" accanto alla bocca rossettata. 
SOLUZIONE
Sono tornato verso casa ed ho comprando un paio di occhiali da 13 euro nella mia libreria, cancellando SALMOIRAGHI & VIGANOdalla lista dei miei fornitori. Il mondo è pieno di occhiali.

venerdì 4 novembre 2011

2

PROBLEMA
Mi trovavo di passaggio per Brera quando ho deciso di comprare un bagnoschiuma nuovo. Ho visto l'insegna di THE BODY SHOP e sono entrato. Anzi, stavo per entrare, quando ho visto questo cartello pubblicitario che occupava tutta la vetrina. Un'immagine di donna impastata con quattro concetti dal risultato imbarazzante, repellente se la guardiamo dal lato dello fruttamento commerciale degli stessi: l'oliva, pura, vergine, italiana. Quattro concetti e una figura impropriamente impiegati per una pubblicità.
SOLUZIONE 
Quattro passi più avanti c'era un altro negozio e sono andato lì a comprare il mio bagnoschiuma, evitando da quel giorno il marchio THE BODY SHOP.

giovedì 3 novembre 2011

1


PROBLEMA
Tempo fa stavo per acquistare dei prodotti di abbigliamento di marca SISLEY quando mi sono imbattuto in questo manifesto in Piazza della Repubblica a Milano. Ricordo il disgusto che ho provato nell'immaginare che ci fosse qualcuno capace di inventare una campagna siffatta, con una ragazzina esilissima seduta sul pavimento di un supermercato, con una cascata di cetrioli tra le gambe nude, impugnandone uno bello grosso in mano per ricordarci come si può impugnare un pene. Ma per chi ci avevano presi?
SOLUZIONE
Ho cambiato strada e non ho mai più acquistato un prodotto di marca SISLEY