giovedì 8 marzo 2012

Milano, 8 marzo 2012: annullata la festa della donna


In maniera unilaterale io annullo la festa della donna. Lo faccio solo per me, non mi interessa di estendere questa azione né di fare proseliti. Io non ne voglio più sentire parlare finché resteremo qui dove siamo. Io vorrei che tutti i giorni dell'anno lavorassimo per cambiarlo questo mondo di imparità manifeste ma taciute e di silenzio deprimente. Non bastano queste inebrianti minose giallissime per farci dimenticare i milioni di donne, ragazze, bambine che subiscono sul pianeta e in Italia ogni tipo di violenza da noi maschi e troppo spesso sono costrette a subire mute anche la "violenza sociale". Questa vera e propria guerra silenziosa collettiva contro le donne si sta combattendo con la mancanza clamorosa di disposizioni amministrative necessarie a compensare la disparità ma anche l'impegno e l'attività fondante delle donne nella società – quasi sempre al posto di uomini assenti –, con la mancanza di consultori sul territorio, con la mancanza di sufficienti centri antiviolenza nelle città grandi e piccole, con la mancanza di luoghi in cui rieducare i maschi violenti, con la mancanza dei finanziamenti per le politiche e le iniziative delle donne e spesso con la mancanza addirittura di queste politiche e con la mancanza delle donne nella politica, con la mancanza di insegnamenti all'affettività e al rispetto reciproco nelle scuole, con la mancanza della giusta condivisione dei carichi affettivi e assistenziali all'interno della famiglia, con la mancanza di parità di retribuzione e di carriera sul lavoro, con la mancanza parità di accesso e addirittura di licenziamento sul lavoro, con la mancanza di parità e di giusta considerazione nella rappresentazione nei media dell'immagine della donna, ma anche con l'ingiusta parità stabilita per l'età pensionabile tra uomini e donne come se la vita fuori dalla busta paga fosse condotta dagli uomini e dalle donne già adesso a parità di impegno, come se i centri vaccinali fossero pieni di padri con i bambini in braccio, come se i consigli di classe fossero popolati a parità di rappresentanza tra madri e padri, come se i pannoloni dei nonni fossero anche nelle mani dei figli maschi e i pannolini dei figli fossero acquistati, utilizzati, riavvolti e buttati anche dalle mani dei padri tanto spesso quanto avviene da sempre dalle mani delle madri. E tutto e tutto e tutto e tutto quello che ognuna di noi conosce a memoria sotto le proprie unghie, sulla propria pelle e nelle ferite della nostra memoria. Allora io non ne voglio più sentire parlare e nemmeno voglio discutere del nostro silenzio e delle mille giustificazioni che siamo sempre pronti a trovare per giustificare le nostre condotte. È dal nostro silenzio che nascono le morte ammazzate, non dalla mente che diciamo malata dell'assassino. È dalla nostra cattiva coscienza che è nato questo mondo peggiore. Io vorrei che almeno smettessimo di stare in silenzio. Tutti i giorni e pure oggi.