martedì 13 dicembre 2016

Colgo l'ossasione offerta ancora una volta dalla ditta MELLUSO per mandare un caro saluto a tutte le amiche e amici che da molto tempo ormai hanno aderito al gruppo di Facebook LA PUBBLICITA' SESSISTA OFFENDE TUTTI. Seguo con attenzione le attività del gruppo e capisco che i risultati siano spesso deludenti e a volte scoraggino Annamaria che tiene le fila della moltitudine spesso silenziosa ma sempre indignata che ci accompagna: le campagne che ogni giorno invadono le nostre città continuano ad essere violente come e più di prima e sembra non cambiare assolutamente nulla nella consapevolezza di questa misera minoranza ignorante e arrogante che produce le campagne. 
In effetti, se posso offrirmi come testimone dopo 26 anni di studio del fenomeno tutto italiano e sud-europeo dell'affissione al pubblico di pubblicità violente (non basta definirle solo sessiste!!!), l'attenzione della massa della popolazione è decisamente scarsa e anche davanti a una sensibilizzazione forzata in convegni, dibattiti e seminari, registriamo come i valori che sottendono a quelle pubblicità sono ormai valori cristallizzati e consolidati in italiani e italiane giovani, adulti e anziani. Non in tutte e tutti, ma in quasi tutte e tutti, cioè in milioni e milioni di persone che sono disposti a tollerare e spesso addirittura a giustificare la pubblicità come fosse un elemento inamovibile della nostra società così violentemente capitalista. Altrimenti come spiegarsi la tracotanza di mettere quei manifesti giganteschi nella stazione centrale, sul viale dell'aeroporto, sui tram e sotto alle nostre finestre?
Che fare allora? 
Torniamo alle scarpe in oggetto.
1) Esce la campagna.
2) La vedo.
3) La guardo.
4) Capisco – anche se non sono uno studioso o una studiosa di iconografia, di arte o di marketing – che c'è una donna seminuda (che mi piace moltissimo se sono uomo e a cui  vorrei rassomigliare moltissimo se sono donna), con una spallina su e un'altra forse (comunque nascosta ad arte dalla mano della modella), che mi guarda e mette il più vicino possibile l'oggetto intramontabile del desiderio sessuale maschile, la bocca, e l'oggetto del desiderio commerciale, la scarpa. È facile, troppo primitiva per essere difficile, utilizza primordiali istinti animaleschi, per cui non posso non capire.
5) Mi fa schifo e penso che ferisca ancora una volta la mia immagine di donna perennemente oggettivata o di uomo maializzato.
6) Penso che possa ferire milioni di altre persone consapevoli e non.
7) Scrivo allo IAP! NOOOOOOO (vedi storie precedenti)
8) Scrivo al Comune? NOOOOOO (vedi storie precedenti)
9) Scrivo alla ditta? Forse.
10) Esco per fare compere. Entro in un negozio che vende le scarpe MELLUSO, le misuro, mi piacciono, vado alla cassa, estraggo un pennarello dalla borsa, prendo la scatola, ci scrivo sopra: IO NON COMPRO SESSISMO, le lascio sul bancone, esco anche senza salutare, attraverso la strada, entro in un altro negozio di scarpe che non fa pubblicità violente e compro un altro paio di scarpe, belle pure loro. Respiro profondamente e sono felice di aver scoperto quanto il mondo sia pieno di bellissime scarpe!