martedì 18 giugno 2013

Tiramisù e succhia!

Ma complimenti! Complimenti davvero signori e (sicuramente anche) signore dalla MAGNUM. Sono anni che continuate su questa strada e non mollate. Questa sì che si chiama determinazione! Io invece sono stufo di questa perenne allusione alla fellatio. Sì a mettere il pene in bocca alle donne. Non ne posso più. Sta diventando un'ossessione per voi. E anche per milioni di donne che se lo sentono richiedere in continuazione e di uomini che non si sentono uomini se non lo fanno in bocca a una donna. Che le piaccia o meno, non importa. 
Non ci piace più. Forse non ci è mai piaciuto vedere il nostro sesso sfruttato da voi per vendere gelati e fare profitti. E allora sapete cosa faccio io?
Continuo come ormai faccio da anni a non comprare gelati della MAGNUM perché le vostre pubblicità mi fanno schifo e sono pagine di insegnamento alla violenza sulla donna. Mi compro un altro gelato, magari artigianale e senza fellatio. Il mondo è pieno di gelati e... di fellationes liberamente scelte da uomini e donne.

giovedì 6 giugno 2013

Mettiamo le donne in sicurezza!

Milano. 5 giugno 2013. Passaggio tra Piazza Beccaria e Corso V.Emanuele. Bicicletta. Mattina alle 9. Mi fermo prendo la mia macchina digitale piccola, ma la trovo scarica nella borsa! Allora faccio col telefonino. 5 ragazze sedute al bar a fare colazione, amiche d'ufficio. Sono protette dai vetri della terrazza del bar. Si voltano a guardare questo signore che fotografa una vetrina trasformata in cartellone pubblicitario. Si guardano stupite. Continuano con il cappuccino. Io riparto in bici. E non posso non pensare. È tanto che ho smesso di fare le foto "a tappeto" della pubblicità violenta per le strade di Milano, ma di tanto in tanto scatto qualche immagine che mi occorre per spiegare meglio alle scolaresche cosa voglio dire quando dico. Quando parlo loro del gioco delle mani nella pubblicità violenta. Di come gli uomini tocchino le donne e di come le donne restituiscano o meno la toccata ai maschi sui cartelloni. Eccone uno che sembrerebbe fatto espressamente per le mie  lezioni. In cuor mio ringrazio le signore o i signori che l'hanno inventata così mi risparmiano tante parole. Ché mi difettano sempre più a proposito di questa lotta spuntita. Penso, come uomo, a come possa essere stringere una donna così, tirandola per la schiena, mentre il mio compare dall'altra parte la tira a sé per il bacino. E lei non ci deve toccare. Le sue mani sono ripiegate come un fiore sullo stelo. E l'azienda ALCOTT ha chiesto ai tre della scena a torsi nudi di guardarci con lo sguardo fisso affinché non si tradissero sentimenti, timori, paure, morbosità – forse –, che avrebbero potuto far gridare allo scandalo. Infatti i tre ragazzi ci guardano con un gioco non esplicito di occhi che tradisce anche una scelta gerarchica: l'uomo che ha la donna in mano, di faccia, è più alto, dominante sul terzetto, l'altro sta dietro allineato nelle orbite alla donna. Quando spiego ai ragazzi e alle ragazze che ogni particolare di una scena pubblicitaria viene scientificamente studiato alludo anche a questo. Pedalo via e guardo ancora una volta. Guardo le mani ripiegate di questa attrice della nostra storia sociale contemporanea e penso alle tonnellate di falsità che si dicono sulla sicurezza, sul contrasto alla violenza sulle donne con gli sbirri, alla necessità di presidiare le periferie ecc ecc di falsità in falsità. Questi qui ci hanno pensato in un modo originale a mettere la donna in sicurezza, collocandola al mezzo di due maschi che la tengono al suo posto. Ferma e metà muda a farsi proteggere. Mi sembra quasi una cassaforte. O forse è solo una micidiale cassa? Non ero mai entrato in un negozio ALCOTT ma sono sicuro che non ci entrerò mai. Il corso è pieno di negozi che vendono pantaloni. Da uomo e da donna.