giovedì 11 dicembre 2014
EXPOniamoci #2
Questa era la campagna segnalata con il # 2 era il 22 ottobre 2014. Per errore è scomparsa temporaneamente. Ritorna ora nel blog.Era sullo stesso palazzo di EXPOniamoci #1, Via M.Gioia.
EXPOniamoci #3
L'anno dell'EXPO si avvicina e la pubblicità impazza. Nessun cambiamento in vista, anzi... avanti tuttaaaaaa. Complimenti alla città.
sabato 27 settembre 2014
EXPOniamoci #1
Sarà una rubrica molto veloce, con poche parole, anzi quasi niente parole.
Sarà una rubrica per tenere alta l'osservazione sulla città "attraversata" dall'EXPO come corpo estraneo che mostrerà, come sempre, corpi e immagini per il beneficio della cultura della violenza sulla donna. Come prima. Speriamo non più di prima. Servirà a me per conservare memoria e sarà disponibile come memoria per i sostenitori e le sostenitrici di "Milano capitale della moda, del design, dell'imprenditoria, della lotta alla cartellonistica sessista (sic!!), e di tutto e di tutto". Poche parole. Quasi niente.
sabato 21 giugno 2014
Un successo a occhi chiusi.
Un successo?
Sicuramente sì! È una cosa notevole di plauso quello che in questi ultimi 15 giorni è succeso a Milano: finalmente alcune persone investite di poteri istituzionali hanno raccolto e amplificato le richieste di una piccolissima parte della cittadinanza per fare qualcosa almeno contro una delle tante pubblicità che continuano REGOLARMENTE ad essere affisse nella nostra città e nelle altre. Dopo numerosi giorni di esposizione quella prima campagna (oggetto di censura perchè assai facile da decifrare grazie alla sua sfacciataggine sessista, affidata a quello che ipocritamente chiamiamo "fondoschiena") è stata sostituita da un'altra evidentemente già pronta che abbiamo visto trionfare a partire da ieri. Ma questo secondo passo segna davvero un successo? Il silenzio o, in certe interviste, addirittura l'enfasi con cui è stata annunciata la sostituzione sono un bel segno? Secondo me no, tristemente. Questa seconda campagna appartiene a tutti gli effetti a quelle che avrei fotografato all'epoca del mio lavoro di raccolta sistematica (1990-2010) di pubblicità che hanno lastricato la strada della cultura della violenza sulla donna. Strada fatta di pavimenti scivolosi assai e di letture difficili da improvvisare. Questa, a giudicare dal silenzio di quante hanno parlato prima, sarebbe una buona campagna, non va rimossa, non va fatta nessuna telefonata all'ATM, e nemmeno all'istituto privato IAP e nemmeno all'azienda. Tuttavia, la bibliografia non manca finalmente anche in Italia per studiare i segni del sessismo nella comunicazione pubblicitaria e non dovrebbe essere difficile decodificare l'associazione impropria anche di questa figura intera che ha sostituito il pezzo di carne con il prodotto. Chiara Volpato ci ha magistralmente insegnato che esistono varie forme di sessismo e le migliasia di persone che io ho conosciuto in questi venticinque anni di lavoro sul campo me lo hanno confermato: a prima vista molti dei messaggi sessisti non sono facili da individuare, da smascherare. I contenuti sessisti sono nascosti sotto stereotipi ormai accettati dalla società, cui non facciamo più caso. Ma per le nuove istituzioni della politica che tambureggiano il successo è giusto restare alla "prima vista"? Non sarebbe il caso di alzare l'asticella della lotta culturale passando dal "sedere di facile lettura" allo stereotipo più micidiale perchè subdolo della bionda che ci guarda distesa sul pavimento? Io credo di sì. Questo sarebbe un successo culturale di più ampia portata e potrebbe coinvolgere anche quella moltitudine di cittadini e cittadine silenziose che passando davanti al sedere censurato non avevano provato alcun fastidio. Anzi!
Sicuramente sì! È una cosa notevole di plauso quello che in questi ultimi 15 giorni è succeso a Milano: finalmente alcune persone investite di poteri istituzionali hanno raccolto e amplificato le richieste di una piccolissima parte della cittadinanza per fare qualcosa almeno contro una delle tante pubblicità che continuano REGOLARMENTE ad essere affisse nella nostra città e nelle altre. Dopo numerosi giorni di esposizione quella prima campagna (oggetto di censura perchè assai facile da decifrare grazie alla sua sfacciataggine sessista, affidata a quello che ipocritamente chiamiamo "fondoschiena") è stata sostituita da un'altra evidentemente già pronta che abbiamo visto trionfare a partire da ieri. Ma questo secondo passo segna davvero un successo? Il silenzio o, in certe interviste, addirittura l'enfasi con cui è stata annunciata la sostituzione sono un bel segno? Secondo me no, tristemente. Questa seconda campagna appartiene a tutti gli effetti a quelle che avrei fotografato all'epoca del mio lavoro di raccolta sistematica (1990-2010) di pubblicità che hanno lastricato la strada della cultura della violenza sulla donna. Strada fatta di pavimenti scivolosi assai e di letture difficili da improvvisare. Questa, a giudicare dal silenzio di quante hanno parlato prima, sarebbe una buona campagna, non va rimossa, non va fatta nessuna telefonata all'ATM, e nemmeno all'istituto privato IAP e nemmeno all'azienda. Tuttavia, la bibliografia non manca finalmente anche in Italia per studiare i segni del sessismo nella comunicazione pubblicitaria e non dovrebbe essere difficile decodificare l'associazione impropria anche di questa figura intera che ha sostituito il pezzo di carne con il prodotto. Chiara Volpato ci ha magistralmente insegnato che esistono varie forme di sessismo e le migliasia di persone che io ho conosciuto in questi venticinque anni di lavoro sul campo me lo hanno confermato: a prima vista molti dei messaggi sessisti non sono facili da individuare, da smascherare. I contenuti sessisti sono nascosti sotto stereotipi ormai accettati dalla società, cui non facciamo più caso. Ma per le nuove istituzioni della politica che tambureggiano il successo è giusto restare alla "prima vista"? Non sarebbe il caso di alzare l'asticella della lotta culturale passando dal "sedere di facile lettura" allo stereotipo più micidiale perchè subdolo della bionda che ci guarda distesa sul pavimento? Io credo di sì. Questo sarebbe un successo culturale di più ampia portata e potrebbe coinvolgere anche quella moltitudine di cittadini e cittadine silenziose che passando davanti al sedere censurato non avevano provato alcun fastidio. Anzi!
giovedì 12 giugno 2014
Il nettare e l'acqua santa
Gentili componenti del gruppo Fermati Otello!,
(alludo qui a uno scambio di post su facebook che potete facilmente ritrovare in data odierna) non ho ancora avuto il piacer di conoscervi ma vedo che anche voi state
ricominciando a percorrere strade di contestazione per le pubblicità
violente che invadono da almeno trent'anni con escalation
senza termine la nostra città, affiancandovi, invece che confluire, nei
tanti nomi e siglie che sembrerebbero essersene già occupate. Non
conoscendovi, non conosco il vostro livello di approfondimento sulla
questione ma, a giudicare dal cominicato, mi permetto di restare
perplesso e mi prendo il rischio di segnalarvelo pubblicamente. La
questione dell'interdizione di queste attività nefande va sostenute da
una conoscenza profonda dei temi e soprattutto delle storie precedenti
già avvenute, dei tentativi, delle possibilità reali, tutte cose che
hanno anche insegnato qualcosa a chi il problema lo ha visto più da
vicino: in altri termini, da uno studio vero del fenomeno stesso. La
citazione del comune di Milano, della sua attuale amministrazione e
addirittura del regolamento di cui si fa parola nel comunicato mi dice
invece che non abbiate studiato, nemmeno poco poco, l'argomento e che
ribattiate ancora una strada senza via di uscita. Non sta a me dire a
voi cosa fare, ma almeno volevo segnalarvi che il regolamento di cui
fate cenno è carta straccia, come dimostra la pubblicità cittadina negli
ultimi 12 mesi (cioè dopo l'emanazione del tanto citato regolamento).
Non parlo tanto per sentito dire, ma sono stato uno dei componenti del
tavolo dell'amministrazione che era nato proprio per contrastare la
marea di pubblicità pro-stupro che ci affliggono e che è miseramente
naufragato dopo poche e inutili riunioni. Il regolamento, contro cui ho
già preso immediatamente posizione, è del tutto inattuabile e,
suprattutto espressione di una mancanza di conoscenza reale del
fenomeno. Parlare contro un manifesto che inneggia a un culo di donna
non significa essere in grado di produrre politiche adeguate e
contrastarne la circolazione libera e incontrastata. Dopo 25 anni di
studio per strada e a tavolino del fenomeno sono giunto a una
conclusione amara e dolorosa che non sono queste le armi per contrastare
un fenomeno che invece trova profondo radicamento e consenso nella
nostra società, tanto nella componente maschile quanto in quella
femminile, soprattutto giovanile ma non solo. Le armi per tentare strade
nuove furono da me proposte alla compagine amministrativa che intendeva
agire, restando anch'esse carta straccia: erano strade scomode,
richiedevano una presa di posizione del Sindaco in prima persona su
questo argomento con un dialogo continuo e pubblico con la città. Tutto
questo non sta accadendo e credo che non accadrà. Ma, ancora una volta,
stiamo sbattendo contro il muro della politica e io mi tiro fuori. E
poi, scusate quest'aultima osservazione, se si scrive un comunicato a
giugno del 2014 contestando qualcosa che è avvenuta a giugno 2013 non si
dovrebbe scrivere "nello scorso giugno" altrimenti diventiamo subito
compiacenti con l'ente che intendiamo pungolare e, perché no?,
contestare. Bisognerebbe scrivere "sono già passati dodici lunghissimi
mesi o 36 lunghissimi mesi" se parliamo dell'elezione della nuova
amministrazione. Resto ovviamente ancora aperto alla discussione
sull'individuazioni di reali strategie per il contrasto di un fenomeno
che resta para-criminale, ma su basi più solide acquisite con esperienza
sul campo. Cari saluti, Ico Gasparri 12 giugno 2014 © foto
POI
Trattandosi qui di un blog sul consumo critico antisessista, è evidente che scivolerò via silenzioso con il mio carrello davanti al nettare di frutta in acqua santa SAN FRUIT SANT'ANNA che mi viene "astutamente" segnalato con meccanismo viscerale e animale di arrapamento. Arrapamento da pubblicità? NO GRAZIE abbiamo già i nostri problemi!
Il mercato è pieno di buona frutta da spremere senza spremersi dal desiderio erotico.
POI
Trattandosi qui di un blog sul consumo critico antisessista, è evidente che scivolerò via silenzioso con il mio carrello davanti al nettare di frutta in acqua santa SAN FRUIT SANT'ANNA che mi viene "astutamente" segnalato con meccanismo viscerale e animale di arrapamento. Arrapamento da pubblicità? NO GRAZIE abbiamo già i nostri problemi!
Il mercato è pieno di buona frutta da spremere senza spremersi dal desiderio erotico.
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